I bambini, specialmente nei primi anni di vita, non possiedono filtri per esprimere le proprie emozioni e possono agire impulsivamente.
In alcune situazioni, i comportamenti che noi adulti percepiamo come aggressivi potrebbero non avere tale intenzione.
Dobbiamo altresì considerare che l’aggressività possiede una componente fisiologica, utile al bambino per proteggere sé stesso e a difendersi nelle relazioni con gli altri.
Quando preoccuparsi per un comportamento aggressivo?
Partendo da queste premesse, è importante osservare che l’aggressività del bambino può, in determinate situazioni, suscitare preoccupazione.
Questo succede soprattutto quando il bambino, data l’età, dovrebbe già essere consapevole del danno che può causare agli altri.
Oppure quando il bambino attacca persone o oggetti che non gli hanno arrecato alcun danno, minaccia o tentativo di sottrazione di giochi. O ancora, quando la sua reazione ai comportamenti negativi altrui è eccessivamente sproporzionata o quando interpreta come negativi comportamenti che, in realtà, non lo sono.
Per gestire l’aggressività, un ruolo importante è dato dalla relazione con i genitori. La funzione primaria genitoriale dovrebbe essere quella di aiutare il bambino a modulare le proprie emozioni. Per fare questo, è importante che adulto e bambino creino un legame che dia sicurezza a quest’ultimo. Il bambino deve essere consapevole che, quando prova qualsiasi emozione, anche quelle considerate “negative” in ambito sociale (rabbia), c’è un adulto che è pronto a sintonizzarsi emotivamente con lui e ad aiutarlo a contenere sensazioni e impulsi che non è ancora in grado di gestire in autonomia.
Cosa devono fare gli adulti?
È fondamentale far comprendere al bambino che l’emozione in sé non è errata, ma il modo in cui viene espressa può esserlo.
È fondamentale insegnare fin dai primi anni di vita le conseguenze che un determinato comportamento può avere sugli altri, aiutando così a sviluppare l’empatia, anche quando il bambino ci sembra troppo piccolo.
Non possiamo pretendere che un bambino impari da solo a regolare le proprie emozioni e comportamenti: è necessaria la mediazione dell’adulto, che lo aiuti a dare significato, a verbalizzare le proprie emozioni e a trovare strategie alternative per gestirle.
Infine, è essenziale far percepire al bambino la propria vicinanza, offrendo dei “confini” che lo supportino nel gestire situazioni complesse.
Come adulti, dobbiamo essere un esempio: se adottiamo atteggiamenti aggressivi (non solo violenza fisica, ma anche toni di voce esagerati o parole negative e svalutanti), non faremo altro che aumentare l’aggressività del bambino.
Dott.ssa Francesca Vecchione