Via del Faiti 9, Gorizia
329 0703440
info.vecchione@gmail.com

Genitori e figli in adolescenza

L’adolescenza è probabilmente l’età che crea più difficoltà sia per i ragazzi che la attraversano, sia per i genitori che li supportano (e, ironicamente, li “sopportano”).

Durante l’adolescenza, i cambiamenti fisici, ormonali, sociali e relazionali alterano l’equilibrio tra bisogni interni e risposte esterne, spesso generando reazioni impulsive.

E’ una fase di rottura, che coinvolge tanto i ragazzi quanto gli adulti.

L’adolescente deve avviare il naturale processo di distacco dai genitori e, per farlo, inizia a manifestare comportamenti oppositivi e trasgressivi.

Una certa quota di oppositività è fisiologica e necessaria al processo di crescita.

Cosa succede ai genitori?

I genitori che affrontano la fase dell’adolescenza dei propri figli subiscono inevitabilmente delle trasformazioni. Questo periodo delicato impone una riconsiderazione del ruolo genitoriale e un adattamento delle strategie educative per rispondere ai nuovi bisogni di crescita degli adolescenti.

Momenti di fragilità

Nella fase adolescenziale ci possono essere frequenti cambiamenti di umore nei ragazzi.

Un fallimento scolastico, la rottura di un’amicizia o di una relazione, il non sentirsi accettati dai coetanei, possono generare momenti di sconforto e di chiusura. O ancora, la volontà di sperimentarsi, di trovare la propria identità e il bisogno di autonomia, possono portare a risposte anche aggressive verso gli adulti.

Riconoscere i bisogni evolutivi non significa accettare qualsiasi comportamento ma comprenderlo.

Ci sono alcuni aspetti che rendono la relazione e comunicazione difficili ed è bene tenerli presenti per riuscire a ristabilire i confini generazionali in questa fase di crescita.

Non minimizzare ma nemmeno enfatizzare un eventuale problema

Quando un adolescente vive un momento difficile è importante sintonizzarsi con lui o lei. In quel momento ha bisogno solo di comprensione. Sarà importante sapersi semplicemente affiancare al suo dolore, riconoscendo l’emozione che sta provando, senza giudizio ma anche senza esserne spaventati.

E’ necessario legittimare l’emozione, fare in modo che trovi spazio per poter esprimersi, affiancarsi ad essa, senza cercare di reprimerla ma capendola e accettandola. Non dobbiamo esserne spaventati: un genitore spaventato rischia di far sentire il figlio ancora più solo, perché sentirà di non poter contare sulla presenza di un sostegno adulto.

Il messaggio dà dare è che si può anche star male, che può essere una fase e che si è pronti ad affrontarla insieme.

Non colpevolizzare

Quando un ragazzo affronta un’emozione difficile, esprime rabbia o adotta comportamenti autolesionisti, come adulti è importante non accusarlo di volerci ferire con le sue azioni.

Quando un adolescente è già impegnato a gestire il proprio dolore, non può assumersi anche il peso di quello del genitore. Sarebbe come delegargli la responsabilità di affrontare la sofferenza di entrambi.

È qui che diventa importante considerare i confini generazionali, valutando quali comportamenti moderare, partendo dal desiderio di comprendere ciò che sta alla base di certe azioni.

Evitare le etichette

E’ vero. Adolescenti ribelli, difficili da gestire, che trasgrediscono le regole, portano facilmente allo sfogo da parte degli adulti. E non bisogna essere troppo severi con sé stessi quando questo accade.

E’, però, anche importante riuscire a mantenere anche una visione dei comportamenti positivi dei ragazzi, anche quando sembrano pochi. In una fase come quella adolescenziale, dove il bisogno identitario è prioritario, essere etichettato solo come quello che combina guai, che sbaglia o non obbedisce, può portare facilmente il ragazzo ad identificarsi con questa immagine. E questo può portare ad un aumento dei comportamenti negativi perché “tanto è così che mi vedono”.

Puniamo o limitiamo i comportamenti negativi ma non dimentichiamoci di valorizzare anche le volte in cui il comportamento è quello adeguato.

Non pensare di essere inadeguati come genitori

Come detto in precedenza l’oppositività fa parte del momento di crescita degli adolescenti. E’ importante accettarla come tale, senza per questo sentirsi sbagliati come genitori.

Quando si ha a che fare con un ragazzo difficile da gestire, spesso si può vivere un sentimento di inadeguatezza.

Non esistono modalità prestabilite per essere un buon genitore e ognuno porta con sé il proprio vissuto e le proprie esperienze familiari.

Non è necessario dover fare tutto da soli e non è sempre un bene. Se, come genitori, si vive un momento di difficoltà è importante non essere giudicanti verso sé stessi e non aver paura a richiedere aiuto.

Dott.ssa Francesca Vecchione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *