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Genitori e figli in adolescenza

L’adolescenza è forse l’età che mette maggiormente in crisi sia i ragazzi che la vivono che i genitori che li supportano (e, ironicamente, “sopportano”).

Nel corso dell’adolescenza i cambiamenti fisici, ormonali, sociali e relazionali, compromettono l’equilibrio tra bisogni interni e risposte esterne, dando origine molto spesso a risposte impulsive.

E’ una fase di rottura, che coinvolge tanto i ragazzi quanto gli adulti.

L’adolescente ha bisogno di cominciare il fisiologico processo di separazione dalle figure genitoriali e, per far questo comincia a mettere in atto una serie di comportamenti oppositivi e trasgressivi.

Una certa quota di oppositività è fisiologica e necessaria al processo di crescita.

Cosa succede ai genitori?

I genitori che si trovano alle prese con un (o più) figlio adolescente, inevitabilmente cambiano anche loro. Questo è un passaggio delicato perché richiede di rivedere il proprio ruolo genitoriale e adattare le proprie modalità educative ai nuovi bisogni di crescita dell’adolescente.

Momenti di fragilità

Nella fase adolescenziale ci possono essere frequenti cambiamenti di umore nei ragazzi.

Un fallimento scolastico, la rottura di un’amicizia o di una relazione, il non sentirsi accettati dai coetanei, possono generare momenti di sconforto e di chiusura. O ancora, la volontà di sperimentarsi, di trovare la propria identità e il bisogno di autonomia, possono portare a risposte anche aggressive verso gli adulti.

Riconoscere i bisogni evolutivi non significa accettare qualsiasi comportamento ma comprenderlo.

Ci sono alcuni aspetti che rendono la relazione e comunicazione difficili ed è bene tenerli presenti per riuscire a ristabilire i confini generazionali in questa fase di crescita.

Non minimizzare ma nemmeno enfatizzare un eventuale problema

Quando un adolescente vive un momento difficile è importante sintonizzarsi con lui o lei. In quel momento ha bisogno solo di comprensione. Sarà importante sapersi semplicemente affiancare al suo dolore, riconoscendo l’emozione che sta provando, senza giudizio ma anche senza esserne spaventati.

E’ necessario legittimare l’emozione, fare in modo che trovi spazio per poter esprimersi, affiancarsi ad essa, senza cercare di reprimerla ma capendola e accettandola. Non dobbiamo esserne spaventati: un genitore spaventato rischia di far sentire il figlio ancora più solo, perché sentirà di non poter contare sulla presenza di un sostegno adulto.

Il messaggio dà dare è che si può anche star male, che può essere una fase e che si è pronti ad affrontarla insieme.

Non colpevolizzare

Se un ragazzo vive un’emozione difficile, manifesta rabbia o arriva a comportamenti autolesivi, come adulti è bene non accusarlo di ferirci con il suo comportamento.

In una situazione in cui l’adolescente si trova già a dover gestire il suo vissuto di sofferenza, non può farsi carico anche di quella del genitore. Sarebbe come rimandare a lui la responsabilità di gestire la sofferenza di entrambi.

E’ qui che è bene tenere presente i confini generazionali, valutando quali comportamenti vanno arginati, partendo dalla volontà di comprendere ciò che sta alla base.

Evitare le etichette

E’ vero. Adolescenti ribelli, difficili da gestire, che trasgrediscono le regole, portano facilmente allo sfogo da parte degli adulti. E non bisogna essere troppo severi con sé stessi quando questo accade.

E’, però, anche importante riuscire a mantenere anche una visione dei comportamenti positivi dei ragazzi, anche quando sembrano pochi. In una fase come quella adolescenziale, dove il bisogno identitario è prioritario, essere etichettato solo come quello che combina guai, che sbaglia o non obbedisce, può portare facilmente il ragazzo ad identificarsi con questa immagine. E questo può portare ad un aumento dei comportamenti negativi perché “tanto è così che mi vedono”.

Puniamo o limitiamo i comportamenti negativi ma non dimentichiamoci di valorizzare anche le volte in cui il comportamento è quello adeguato.

Non pensare di essere inadeguati come genitori

Come detto in precedenza l’oppositività fa parte del momento di crescita degli adolescenti. E’ importante accettarla come tale, senza per questo sentirsi sbagliati come genitori.

Quando si ha a che fare con un ragazzo difficile da gestire, spesso si può vivere un sentimento di inadeguatezza.

Non esistono modalità prestabilite per essere un buon genitore e ognuno porta con sé il proprio vissuto e le proprie esperienze familiari.

Non è necessario dover fare tutto da soli e non è sempre un bene. Se, come genitori, si vive un momento di difficoltà è importante non essere giudicanti verso sé stessi e non aver paura a richiedere aiuto.

Dott.ssa Francesca Vecchione

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